CON... SERGIO MARCON - PREP. PORTIERI UDINESE PRIMAVERA

(di Marco Fanuli)



Da protagonista della promozione in Serie A del "Chievo dei miracoli" di Gigi Delneri (stagione 2000/2001), a preparatore dei portieri della Primavera dell'Udinese.

Oggi Promesse del Calcio incontra Sergio Marcon per parlare della figura del preparatore dei portieri, dei suoi ragazzi e dell'Udinese.



PdC: Buongiorno e benvenuto su Promesse del calcio. Parliamo un po' di lei: tante le maglie e le categorie nella sua lunga carriera da estremo difensore. Quale stagione o periodo ricorda più volentieri?
SM: Ricordo con grande piacere la vittoria del campionato di Serie B 2000/2001 con il Chievo. Fu una stagione entusiasmante e si ponevano le basi per il Chievo dei miracoli degli anni successivi. Per me fu anche la migliore stagione sotto il profilo personale, stabilii il record di rigori parati.


PdC: Nel 2011 la chiamata dell'Udinese come preparatore dei portieri nel settore giovanile. Come ha vissuto questa nuova esperienza professionale?
SM: È stato importante per me perché sono rimasto nel mondo del calcio ed era quello che volevo fare. Ho cercato subito di portare la mia esperienza, avevo tante idee quando ho iniziato, ma metterle in pratica è stato all’inizio un po’ difficile. Soprattutto dal punto di vista tecnico, l’età delle squadre che ho allenato richiede molto insegnamento, cosa che nelle prime squadre è difficile da fare perché c’è meno tempo per curare i dettagli. È però gratificante, perché riesci ad apprezzare in tempi brevi i miglioramenti dei ragazzi.


PdC: Gli ultimi anni a Udine sono stati molto "fortunati" per quanto riguarda il ruolo del portiere. Merito di chi li seleziona o merito di chi li allena?
SM: Non parlerei di fortuna perché c’è un grande lavoro di scouting alla base. Poi intervengono i preparatori che hanno il compito di far crescere i ragazzi e fare emergere il talento. È ovvio che si tratta di ragazzi dotati di qualità superiori alla norma, l’abilità sta nel farli crescere con calma dando loro i tempi necessari per la maturazione sia tecnica che di personalità perché quello del portiere è un ruolo che richiede molta stabilità mentale.


PdC: Durante gli allenamenti, predilige curare maggiormente l'aspetto tecnico, l’approccio mentale alla gara o la preparazione atletica?
SM: Molto dipende dalle fasce di età. Principalmente curo l’aspetto tecnico, senza però tralasciare quello atletico che serve a costruire il fisico. Per quanto riguarda l’approccio mentale, è un fattore soggettivo che ogni portiere vive a modo suo, noi preparatori possiamo solo dare dei consigli e mettere la nostra esperienza al loro servizio, sapendoli ascoltare nel momento del bisogno.


PdC: Le 3 qualità o caratteristiche che non dovrebbero mai mancare in un portiere?
SM: Tecnica, fisico, tattica e carattere sono gli elementi necessari.


PdC: Oggi in Primavera allena ragazzi molto giovani, tra cui 2 classe 1997. Quanto conta, secondo lei, l'età e quindi l'esperienza nel ruolo del portiere?
SM: Sono ragazzi che hanno maturato già delle esperienze nei campionati allievi o nelle nazionali di categoria. Tra i due ‘97 c’è anche Meret che quest’anno lavora prevalentemente con la prima squadra. Tutto è relativo, ci sono ragazzi che maturano prima, altri più tardi. Qui all’Udinese, tanto per fare un esempio, Scuffet a 17 anni ha esordito in A ed è stato capace di reggere l’impatto e di gestirlo tanto da meritarsi la conferma per un totale di 16 partite. Se uno ha talento, l’età conta relativamente.


PdC: Provo a metterla in difficoltà: un pregio e un difetto di Meret, Perisan e Radikon.
SM: Meret ha la capacità di leggere in anticipo e velocemente la giocata dell’attaccante, deve migliorare nel rilancio con il piede destro. Perisan è molto reattivo tra i pali, deve migliorare con il piede sinistro. Radikon ha una grande voglia di migliorare, viene da un paese straniero dove la tecnica non è molto curata e cerca di migliorarla in modo maniacale ascoltando tutti i nostri consigli, anche lui ha qualche difficoltà nel rilancio con il piede sinistro. Per tutti e tre si tratta comunque difetti che scompariranno sicuramente lavorando.


PdC: Proprio Alex Meret è considerato tra i portieri più promettenti nel panorama italiano, molto apprezzato anche dai selezionatori delle Nazionali giovanili. Quanto manca, secondo lei, alla sua consacrazione?
SM: È difficile stabilire i tempi, alla maturazione di un portiere concorrono tanti fattori. Ma come per tutti i calciatori, portieri e non, giocare è il modo migliore per crescere.


PdC: Esclusi i suoi ragazzi, mi può fare il nome di un giovane portiere di cui sentiremo presto parlare?
SM: Mi hanno fatto una buona impressione Werther Carboni del Cagliari e Riccardo Gagno del Brescia.


PdC: Infine una riflessione sulla Prima squadra. Mister Stramaccioni ha sempre lavorato molto bene con i giovani e la scelta di affidare ad inizio stagione la porta friulana a Karnezis (tra l'altro con ottimi risultati) ha spiazzato un po' tutti. Lei che conosce bene Simone Scuffet, pensa che questa scelta sia stata utile alla sua crescita professionale o potrebbe condizionarlo in futuro?
SM: Su Simone la società ha costruito un progetto che prevede una crescita graduale per evitare il rischio di bruciare un talento come lui. Dopo la prima stagione in cui un po’ a sorpresa aveva esordito e fatto bene, poteva esserci il rischio di troppa pressione che avrebbe potuto metterlo in difficoltà. Sicuramente il tempo è dalla sua parte e quando verrà il suo momento sarà più forte di prima sotto tutti gli aspetti.


© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  19 MARZO 2015

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