CON... FRANCO VIOLA - PRESIDENTE COMITATO ORGANIZZATORE DEL "TORNEO CITTÀ DI ARCO - BEPPE VIOLA"

(di Marco Fanuli)



Sacrificio, passione e professionalità. Promesse del calcio ha raggiunto e intervistato per voi Franco Viola, da 44 anni anima e presidente del comitato organizzatore del Torneo Città di Arco, manifestatazione calcistica giovanile da poco terminata e dedicata alla memoria del grande Beppe Viola, eccellenza del giornalismo sportivo italiano negli anni '70 e '80.  



PdC: Buongiorno e benvenuto su Promesse del calcio. Quest'anno il Torneo Città di Arco – Beppe Viola ha compiuto 44 anni: è soddisfatto di quanto visto dal punto di vista organizzativo?
FV: Sì, con gli anni il nostro staff non è soltanto invecchiato, ma ha anche maturato l'esperienza necessaria perché tutto fili liscio in una manifestazione così complessa che prevede ad ogni giornata della fase eliminatoria, 8 partite in 8 località diverse. E' chiaro comunque che, al di là delle restrizioni economiche, puntiamo sempre a far meglio – e questa è un po' la nostra forza – cosa che ci piacerebbe fosse considerata anche dalle società partecipanti che, a volte, ci considerano un pozzo senza fondo. Ma questo sia chiaro, non vuole essere un rimprovero, ma una semplice considerazione.

PdC: Partiamo dalla categoria Pulcini, un torneo che ha coinvolto centinaia di piccole promesse del calcio. Grazie a questa manifestazione molti di loro hanno assaporato per la prima volta il gusto di essere protagonisti. Pensa che questo potrebbe essere per alcuni di loro un primo passo verso una professione o potrebbe, al contrario, spegnere sul nascere i sogni di molti ragazzini?

FV: E' una domanda articolata che implica una risposta altrettanto articolata. Del Torneo Pulcini, infatti, mi piace ricordare sempre l'entusiasmo e la gioia di poter partecipare. Sono ormai 16 anni che in campo troviamo centinaia di piccolissimi partecipanti a questa nostra rassegna. Questa magia, in stretta relazione con l'incanto dell'innocenza, non va turbata caricando sui bimbi aspettative che loro, fortunatamente, non sono in grado di gestire. Ma questo dipende solo in minima parte da noi che, al contrario, creiamo loro una bella occasione per poter giocare.


Bisogna che su questi concetti convergano allenatori e genitori, il cui obiettivo dev'essere quello di consentire ai giovanissimi di fare dello sport e quindi di tutelare la propria salute fisica e mentale. Chi guarda ai ragazzini con età inferiore a 10 anni, come ad un investimento produttivo per il futuro, sbaglia e non è degno di stare in questo ambiente, anche perché non è in questa maniera che si crea selezione. La selezione avverrà per gradi, quando i talenti troveranno alleati lo spirito di sacrificio, l'impegno e la determinazione. Sarà quindi lo sport – che è meritocratico per sua stessa natura – a fare selezione. Non certo allenatori troppo intraprendenti o genitori troppo ambiziosi.


PdC: Passiamo alla categoria U19 femminile vinta dall'ACF Brescia, squadra ripescata dopo il forfait del Torino. Dal 2002 anche per le donne un'opportunità di essere protagoniste e di farsi conoscere ad un pubblico più ampio. Come nasce l'idea di coinvolgere il calcio femminile? Darete un lungo seguito a questa iniziativa?
FV: Una parte del merito mi piace attribuirla a Giancarlo Padovan, che fu tra i prescelti per il premio giornalistico Beppe Viola nel '96. Lui è stato un vero e proprio paladino del calcio femminile, se è vero che ha fatto coincidere i suoi impegni di giornalista con quelli da allenatore e poi da rappresentante nazionale della categoria. Lui, insomma, fu tra quelli che perorarono maggiormente questa causa affinché all'ombra dell'ormai famoso torneo internazionale per Allievi, aprissimo anche alle donne. C'è da dire che non dovette insistere molto, anche perché la nostra vocazione nei confronti di tutto ciò che è calcio giovanile è risaputa ed è la molla che da 44 anni ci fa fare sacrifici per dare continuità al torneo. Ma è chiaro che la nostra disponibilità non basta a dare una svolta al calcio femminile che in Italia stenta a decollare. Ci vogliono altri organizzatori disposti ad aprire le porte alle ragazze, ma soprattutto non bisogna lasciare il movimento in balia della sola passione di pochi, di un sentimento nobile ma irrazionale, che apre la porta a troppi alti e bassi. 
Avete parlato del Brescia vittorioso, anche se ripescato al posto del Torino che ha dato forfait – all'ultimo – perché aveva delle ragazze ammalate. Ma io mi chiedo: è possibile rinunciare a giocarsi le proprie carte, ad esempio, nella fase finale del Campionato Primavera per questo motivo? È come se la Fiorentina si ritirasse perché non ha a disposizione Rossi e Gomez... È per questo che dico che per il calcio femminile la strada è ancora lunga.

PdC: La categoria Allievi, senza nulla togliere alle altre, è sempre stata la più attesa. La finale è stata vinta dalla Juventus, vittoriosa per 1-0 contro l'Hellas Verona. Secondo lei, sono arrivate in fondo le due squadre migliori?
FV: Questo è un torneo molto faticoso e credo che alla partita decisiva siano arrivate le due squadre che hanno saputo meglio gestirsi. Alla vigilia giuro che non avrei mai scommesso su questa finale. 

La Juventus, infatti, era reduce da un periodo poco felice in campionato che le ha fatto perdere il primo posto nel Girone A in favore del Torino. Il Verona, invece, viaggiava a metà classifica nel Girone B dove Inter e Milan (che insegue a 2 punti di distanza) non hanno rivali. Eppure il Toro – 10 vittorie di fila in campionato – così come l'Inter, si sono fatti beffare dai danesi del Nordsjaelland, la vera sorpresa del torneo, che poi hanno perso in semifinale col Verona solo ai calci di rigore. Mentre la Juve, a parte qualche brivido di troppo col Parma, dal quale si è fatta rimontare 3 gol, ha avuto un cammino senza sbavature. La finale poi è stata equilibrata e il Verona, che ha incassato il gol del successo bianconero solo nel finale, ha dimostrato di non essere arrivata lì per caso.



PdC: Qual'è il giocatore che l'ha impressionata di più durante questa edizione?
FV: Ho talmente tante cose da fare che ammetto di non essere stato uno spettatore attentissimo durante il torneo. In finale ho comunque ammirato il veronese Badan, esterno basso del Verona

con un sinistro educatissimo. Credo che abbia vinto giustamente il premio di miglior giocatore del torneo. Ho visto bene anche il suo compagno di squadra Buxton, una punta molto veloce; lo juventino Morselli, dalla buona tecnica, e il parmense Castagna, uno che tiene incollata la palla ai lacci delle scarpe. Lasciatemi citare poi il trentino dell'Inter Pinamonti e quel bronzo di Riace di Nelsonn del Nordsjaelland. Tecnicamente deve lavorare ancora molto, ma ha un fisico incredibile.

PdC: Avete pensato a qualche miglioramento o novità per la prossima edizione?
FV: No. Però stiamo studiando la possibilità di cominciare il martedì e finire la domenica, dato che il torneo non è più legato e coincidente col Carnevale e quindi una finale al martedì ha perso di significato. Viste le numerose richieste che abbiamo è da anni che stiamo accarezzando il sogno di allargare il torneo alla partecipazione di 24 squadre, però questo comporterebbe più giorni di gara, più campi a disposizione e ovviamente, più spese. Uno sforzo economico che oggi non ci possiamo permettere, ma che affronteremmo volentieri se le istituzioni ci dessero una mano. In fondo il torneo è un eccellente veicolo di promozione per una zona a vocazione turistica, come la nostra.

PdC: Infine una considerazione sul Premio Viola per il giornalismo giunto alla sua 33a edizione. Da Sandro Ciotti e Gianni Mura fino ad arrivare ai riconoscimenti di quest'anno per Francesco De Luca (Il Mattino), Emanuele Dotto (Rai Sport) e Alessandro Bonan (Sky Sport). Ricordando proprio Beppe Viola, che peso ha lo stile e il modo di raccontare il calcio al fine di far appassionare i giovani a questo sport? Considera giusti i 3 riconoscimenti di quest'anno?
FV: Comincio dal fondo dicendo che io non mi sento in imbarazzo a parlare di calcio giovanile, ma mi troverei veramente a disagio nel valutare i meriti di persone che fanno un mestiere molto diverso dal mio. E' per questo che la giuria del Premio è presieduta da sempre (33 anni - ndr), dal senatore Sergio Zavoli, una persona che non credo abbia bisogno di presentazioni e che ho a lungo ammirato durante la sua carriera di giornalista. Credo anche che quest'anno abbia fatto un ottimo lavoro, rispettando soprattutto lo spirito del Premio. Francesco De Luca non lo conoscevo per limiti territoriali, ma credo che sia Bonan che Dotto abbiano quel modo disincantato nel raccontare lo sport, stile del quale Beppe Viola fu un precursore. Al di là di queste mie considerazioni da semplice radio o tele ascoltatore, credo che occorra tenere presente un ragionamento di fondo che non riguarda le scelte di quest'anno: è fisicamente impossibile trovare ogni anno eccellenze indiscutibili. E questo discorso non vale solo per il giornalismo.



© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  3 APRILE 2015
(foto da www.beppeviola-arco.it)


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