CON... PAOLO GEREMEI - REGISTA

(di Angela Maderna)



Intervista a Paolo Geremei, regista romano che nel 2012 ha realizzato "ZERO A ZERO", film documentario su Daniele, Marco e Andrea, ex promesse del calcio classe '77 con un trascorso nella squadre giovanili della AS Roma.



PdC: Sei un tifoso? Romanista immagino…

PG: Lo ero, eccome: 10 anni di onorata curva sud... pero’ l’anno che ho vissuto all’estero la Roma ha vinto lo scudetto, e i miei amici mi hanno proibito di tornare allo stadio.

PdC: Com’è nata l’idea di un film su questo tema?

PG: Perché credo che nel nascosto, nel poco visibile e non raccontato spesso si nascondano le cose più interessanti e vere. Nel caso specifico, una collega francese mi chiese di indicargli un film italiano che parlasse realisticamente di calcio. Ci ho pensato, e ho detto: “se aspetti un annetto, vedrai il mio”. Lo stimolo è stato il rendermi conto che nessuno aveva mai raccontato il calcio in maniera credibile e sincera.

PdC: Giochi o giocavi a calcio? In quale ruolo? Sei stato anche tu una giovane promessa che poi ha cambiato strada?

PG: Centrocampista dalla grande visione di gioco ma pigrissimo. Mi chiamavano "la Boa", tutto girava intorno a me. Ho giocato per un paio d’anni facevo due campionati a domenica, giovanissimi e allievi. Poi mi sono fidanzato.


PdC: È stato difficile trovare qualcuno che avesse voglia di raccontare “l’altra faccia della medaglia” o hai trovato subito disponibilità?
PG: Bella domanda. Senza fare nomi, ti dico come hanno reagito i tre ragazzi: 1) “Ma che vuoi fare un film sui falliti?” 2) “È uno scherzo, ci sentiamo” 3) “A me hanno spento la luce da un giorno all’altro magari tu me la riaccendi... io ci sto”.


PdC: Hai incontrato molti ragazzi con storie simili a queste?
PG: Decine, ma sono stato fortunato a incontrare Andrea, Daniele e Marco. Tre uomini con qualcosa in più rispetto a molti loro coetanei.

PdC: Qualcuno (non solo calciatori ma anche responsabili delle società) si è rifiutato di raccontarti la sua versione?

PG: Nessuno

PdC: Perché questo titolo? Vuoi dire che non è una sconfitta ma che finisce in pareggio?

PG: È una partita ancora da giocare.


PdC: Delle storie che ci hai raccontato 2 su 3 finiscono con ex mancati calciatori di serie A che allenano i ragazzini. Credi che sia positivo il fatto che si tratti di allenatori disillusi che possono trasmettere la voglia di giocare per divertirsi senza aspettarsi anche il successo a tutti i costi? O forse alla fine c’è il rischio di un tentativo indiretto di riscatto dell’allenatore che proietta le sue aspettative sui più giovani?
PG: Credo che sia una grande fortuna reciproca: per gli allenatori, poter insegnare cio’ che sanno fare bene, che hanno studiato e praticato per decenni; per i ragazzi anche, perché possono trarre insegnamenti pratici di vita vissuta e non teorici. Il rischio che tu temi, io lo vedo nel caso genitore-figlio: quante volte le aspettative dei padri ricadono sui figli, e di certo non solo nello sport.


PdC: Dopo aver girato questo film hai la stessa opinione che avevi prima sul mondo del calcio italiano o è cambiato qualcosa?
PG: Qualcosa è cambiato, non è piacevole rendersi conto che il gioco più bello, praticato ed amato nel mondo nasconde pericoli enormi non appena inizia a sporcarsi col denaro.

PdC: Ho letto che in cantiere hai altri progetti che hanno a che fare col calcio, è vero? Vuoi/puoi dirci qualcosa?

PG: Tra poco verranno diffusi tre cortometraggi che ho girato per il CONI/FISDIR su sport e disabilità, e anche qui si tratta di un mondo nuovo e sorprendente.



Per chi si fosse perso"ZERO A ZERO" di Paolo Geremei andato in onda su Rai3, il film è ancora disponibile in streaming gratuito fino al 2 maggio a questo LINK



© RIPRODUZIONE RISERVATA  -  28 APRILE 2015



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