GIUSEPPE MASTINU E L'"EFFETTO VARDY"

(di Antonio Cipriani)




Giuseppe Mastinu è un esterno d’attacco del ’91, ha un grande sinistro, ottima tecnica e una buona struttura fisica. Martedì 20 settembre ha esordito dal primo minuto in Serie B nella partita Trapani-Spezia.

Per chi non lo sapesse, durante l’ultima sessione di calciomercato, è stato acquistato dallo Spezia che gli ha dato l’opportunità di fare il professionista dopo 8 anni passati in Serie D (tra l'Olbia, l'Arzachena e il Budoni). Follia? Intuizione? Chissà, a fine stagione ne riparleremo. Io lo conosco da qualche anno, in pratica da quando ho iniziato a seguire la Serie D. Avendo sempre giocato in Sardegna, Mastinu, ha spesso incrociato le squadre laziali, offrendomi la possibilità di vederlo all’opera in diverse occasioni. Ogni volta mi chiedevo come fosse possibile che un calciatore di quella qualità non avesse offerte dalla Lega Pro, ma fortunatamente per lui è arrivato il direttore Fusco che lo ha portato in una piazza importante come La Spezia. 
Mastinu era solo uno dei tanti bravi calciatori che giocano tra i dilettanti, ma che non sfigurerebbero in categorie superiori, basti pensare che uno dei centravanti del momento in Serie A è Leonardo Pavoletti, che prima di iniziare la carriera da professionista ha militato due stagioni nell’Armando Picchi in Serie D. Addirittura Barzagli, che in carriera ha vinto praticamente tutto, ha iniziato in D con la Rondinella.


Ma il caso più eclatante dell’ultima stagione riguarda Jamie Vardy, campione ed ex operaio che ha rappresentato per tutti un esempio di rivincita sportiva e di impegno nella ricerca dell’affermazione. Proprio da lui sono partito quando ho scritto la ricerca EffettoVardy e creato pagina Facebook omonima. Quello che per me è l’”Effetto Vardy” è quella inesauribile voglia di arrivare, contro tutto e tutti e soprattutto contro quelle che sono le ingiustizie del sistema.

Purtroppo il calcio italiano è arrivato ad un punto di non ritorno. Se il 60% dei calciatori in Serie A sono stranieri, vuol dire che molte delle risorse economiche dei nostri club escono dal nostro sistema e molte, addirittura, escono proprio dal sistema calcio per arricchire procuratori e fondi d’investimento. Non voglio parlare espressamente di questo, ma mi vorrei concentrare sul rapporto tra dilettantismo e professionismo, esprimendolo attraverso i numeri.

Nella stagione 2015/2016, in Serie A, il 5,8% dei calciatori aveva avuto dei trascorsi nei campionati dilettantistici, in Serie B questo dato arrivava al 17,3% fino a raggiungere un 40% medio per i tre gironi di Lega Pro. Alcuni di questi calciatori avevano giocato tra i dilettanti dopo aver già esordito tra i professionisti ma altri, proprio come Mastinu, hanno iniziato tra i dilettanti per poi trovare il modo di salire di categoria.
Se consideriamo questi valori al netto di chi aveva già esordito tra i pro, i dati si abbassano e raggiungono il 4,3% in Serie A, il 13,6% in Serie B e il 30,6% in Lega Pro. Questi sono valori che non considerano il passaggio di categoria, infatti il 4,3% della Serie A, ad esempio, ci dice solamente che quella percentuale di calciatori è partita dai dilettanti, ma non ci dice se il salto nel professionismo è stato in A, in B o in Lega Pro.

Mediamente il salto è stato di 2 categorie, come dire dalla D alla C1 (molti dei calciatori analizzati erano passati tra i professionisti prima della Lega Pro unica) e, approfondendo relativamente al tempo di permanenza in D, questo è stato di 2 anni, per cui potremmo affermare che prima è importante affermarsi in categoria per puntare al saltoL’età media di chi ha fatto il salto nel professionismo è di 20 anni, per cui Mastinu anche in questo rappresenta un’eccezione perché di anni ne ha 25. Interessante anche notare il valore economico di questi calciatori, che raggiunge (dati Transfermarkt) 63 milioni di Euro in Serie A, 35,8 in Serie B, 22,7 in Lega Pro. Niente male per degli ex dilettanti.


Per concludere questa breve esposizione (i dati completi sono disponibili nella ricerca "EffettoVardy" su effettovardy.it) dobbiamo valutare quanti sono stati i passaggi dal dilettantismo al professionismo nella stagione presa in analisi, cioè quella 2015/2016. Nessun calciatore militante nei campionati organizzati dalla LND è stato acquistato da club di Serie A, 10 sono stati tesserati da club di Serie B mentre sono 179 i calciatori passati in Lega Pro. C’è da dire che tra questi ultimi vanno considerati anche quelli saliti dalla D con la propria squadra di appartenenza.


Qualche tempo fa l’ormai ex DS della Roma Walter Sabatini ha dichiarato che non ci sono buoni giocatori nelle categorie inferiori e che è meglio pescare all’estero. Mi permetto di dissentire. Soprattutto mi permetto di criticare chi, con l’effimera ricerca di risultati di brevissimo periodo ha solamente sottratto risorse alla Lega Pro, alla Serie D e ai campionati giovanili alimentando una spirale che si sta rivelando distruttiva e che sta indebolendo tutto il nostro movimento calcistico.

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