CON... RUGGIERO RIZZITELLI - OMAGGIO A FRANCESCO TOTTI



di Marco Fanuli

Nelle ore che hanno preceduto il "Totti Day" vi proponiamo un particolare e interessante punto di vista sull'inizio della carriera di Francesco Totti con la maglia della Roma, raccontato da un grande ex giallorosso. Stiamo parlando di Ruggiero Rizzitelli, per tutti Rizzi-gol, attaccante della Roma dal 1988 al 1994, oggi ospite di Promesse del Calcio proprio per omaggiare lo storico capitano giallorosso.

Non abbiamo immagini, video o fotografie di repertorio che immortalano quell'evento storico tanto caro al popolo romanista, ma grazie ad una ricerca approfondita ed a diverse testimonianze (tra cui quella del nostro ospite) siamo riusciti finalmente a "fotografare" - nell'illustrazione in basso - il momento in cui Rizzitelli lasciò il campo per far posto ad un sedicenne di belle speranze proveniente dalla Primavera giallorossa, promosso in Prima squadra dall'indimenticabile Vujadin Boskov: il suo nome era Francesco Totti.

PdC: Buongiorno e benvenuto su Promesse del Calcio. Quali bei ricordi porta con sé dell'esperienza in maglia giallorossa?
RR:
I ricordi sono tanti. Ho vissuto 6 anni fantastici a Roma, prima di tutto da calciatore e poi anche da tifoso sfegatato. Un ambiente che mi ha trasmesso molta romanità e che porto tutt'oggi con me.

PdC: Stagione 1992/'93: arriva il nuovo allenatore Vujadin Boskov, l'attaccante dell'Atalanta Claudio Caniggia e il 23enne Sinisa Mihajlovic dalla Stella Rossa, ma la Roma disputa un campionato sotto le attese arrivando 10a in campionato. Cosa non ha funzionato quell'anno?
RR:
Ad inizio campionato ci si aspettava molto più, ma poi le cose sono andate diversamente. Non avevamo una squadra fortissima, ma si poteva fare sicuramente meglio. Però abbiamo trovato Totti...

PdC: In quella stessa stagione, il 28 marzo del '93, si giocò un Brescia-Roma valida per la 25a giornata di campionato. La sua squadra vinse per 2-0 (gol di Caniggia e Mihajlovic) e al minuto 87 lei venne sostituito in campo da un ragazzo della Primavera di nome Francesco Totti. Ricorda qualcosa di quel momento?
RR:
Boskov mi disse: "Dai Ruggero, facciamo entrare il ragazzino". In quel momento vincevamo 2-0 quindi accettai tranquillamente la scelta del mister anche perché potevo far esordire un giovane che poi scoprimmo essere un campione, una leggenda. Al momento della sostituzione gli dissi: "Francè tranquillo e in bocca al lupo". Il classico augurio che si fa ad un ragazzino che vive l'emozione di un'esordio in Serie A, peraltro con la Roma, la sua squadra del cuore. È normale che di più non potevo dirgli anche perché mancavano davvero pochi minuti al fischio finale. 


Illustrazione di Marco Fanuli - © Copyright 2017

PdC: Cosa ricorda delle prime esperienze di Totti in Prima squadra?
RR:
I ricordi sono tanti perché dalla Primavera arrivavano tanti ragazzini bravi, solitamente di giovedì, per la partitella. Ma la differenza tra Totti e gli altri era già evidente. Ai vecchietti della squadra dava molto fastidio rincorrere e affrontare i ragazzini, quindi si sentivano frasi del tipo: "Ahò ragazzì, non me rompe li cojoni". Al primo tentativo di dribbling verso un componente della Prima squadra venivano subito "puniti". Quindi nei successivi duelli giravano decisamente alla larga per non far innervosire i grandi, soprattutto i difensori. L'unico ragazzino indifferente a tutto questo era Francesco: anziché evitare i contrasti, sfidava anche i senatori della squadra, magari ridicolizzandoli con un tunnel o finte. Già da queste cose si capiva che oltre alla bravura tecnica possedeva anche una certa personalità, aveva gli attributi per giocare a lungo ad alti livelli.


PdC: Due anni dopo lei si trasferì al Torino, mentre Totti divenne punto fermo della Roma di Mazzone. Se lo sarebbe mai aspettato che Totti, da lì in poi, sarebbe diventato un simbolo di Roma e uno tra i più forti giocatori italiani di sempre?
RR:
A 17/18 anni puoi essere considerato bravo a livello di settore giovanile, ma la Prima squadra è un mondo completamente a parte. Lui, nonostante la giovane età, si assumeva responsabilità da giocatore navigato. Ma nessuno poteva mai immaginare che dopo 25 anni siamo ancora qui a parlare di Totti.


PdC: Per concludere le chiedo: cosa ricorda con piacere di quelle stagioni a Roma con Totti e cosa augura per il futuro al capitano giallorosso?
RR:
Anch'io durante quel periodo ero abbastanza giovane. Provavo comunque a dargli dei consigli, anche se non mi ritenevo ancora un giocatore esperto. L'unica cosa che ricordo bene era la sua timidezza e credo che sia rimasta tale, ma solo fuori dal campo. Quando giocava questa sua riservatezza spariva completamente e usciva fuori il suo talento: questa è una dote che appartiene solo ai grandi campioni. Purtroppo della sua grandezza anche fuori dal campo nessuno ne parla, ma lui è veramente una gran bella persona, sempre pronta a far beneficenza senza mai sbandierarla in pubblico. Francesco è un simbolo di Roma nel mondo, ha una simbiosi con la città consolidata nel tempo. Se diventerà dirigente della Roma gli auguro di vincere tutto quello che ha sperato di vincere in campo: lo merita davvero tanto.

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